"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 PRURITO\r\n\\par \r\n\\par Anche se si pu\\'f2 ipotizzare facilmente che ambedue le sensazioni siano collegate tra loro da un medesimo apparato neurologico, pure il prurito e il dolore devono essere tenuti separati, in quanto osservabili e avvertibili separatamente. Il dolore prodotto da un grattamento feroce sopprime il prurito ed \\'e8 altrettanto vero che la morfina, antidolorifico per eccellenza, pu\\'f2 far aumentare il prurito.\r\n\\par Durante il prurito, occasionale o costante, si liberano sostanze chimiche quali l'istamina, la serotonina, polipeptidi quali le bradichinine e le prostaglandine, da cui si spera di ottenere indicazioni per lo studio e la realizzazione di mezzi terapeutici diretti a liberare il malato dal fastidioso sintomo. Tuttavia non si \\'e8 tuttora in grado di differenziare i diversi tipi di prurito e di stabilire una diagnosi in merito. Alcuni studiosi hanno voluto riconoscere nel grattamento una misura che pu\\'f2 avere a volte significato autopunitivo, a volte autoerotico, e spesso essere un'espressione di frustrazione. Il prurito anale e quello vulvare, quando non attribuibili a cause organiche locali o a malattie generali, pu\\'f2 avere una relazione con la sfera psico-emotiva del paziente. Sono infatti spesso preceduti da deviazioni della personalit\\'e0 e fatto insorgere e persistere da situazioni capaci di alterare l'emotivit\\'e0 del paziente. Il prurito anale pu\\'f2 essere collegato al periodo in cui i genitori impongono la volontaria disciplina delle funzioni intestinali alla quale il bambino si piega spesso malvolentieri; l'arresto dello sviluppo a questo stadio anale o il ritorno, parziale o totale, a tale stadio pu\\'f2 generare azioni rivolte contro se stessi come il grattamento. In altri \\'e8 una forma di autopunizione duvuta a un inconscio senso di colpa per il piacere che talvolta accompagna l'attivit\\'e0 anale o che pu\\'f2 essere provocata dalla sfregamento o dalla manipolazione della regione. Talvolta invece si accompagna ad una deficiente capacit\\'e0 di rapporti eterosessuali. Il prurito anale, come una latente omosessualit\\'e0, \\'e8 stato notato con particolare preponderanza nell'uomo. \r\n\\par \r\n\\par TIPI DI PRURITO\r\n\\par \r\n\\par ANALE(bambino 2\\plain\\f2\\fs20\\cf1\\up6 a\\plain\\f2\\fs20\\cf1 infanzia o adulto):\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: parassitismo intestinale, emorroidi, fistole, affezioni croniche dello stomaco, turbe digestive\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: talvolta strettamente localizzato all'orifizio anale o alla regione delle pliche radiali, spesso si estende alle regioni vicine\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: violento, penoso, intollerabile, procede a ondate, o continuo con parossismi\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: frequente l'insonnia, nervosismo, agitazione o depressione, escoriazioni locali, eczema microbico o micotico, infezioni secondarie, iperestesia locale, lichenificazione o leucoplasia.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par AUTOTOSSICO\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: itteri colostatici, diabete, insufficienza renale con iperazotemia, auto-intossicazioni alimentari, ipercolesterolemia, gotta\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: generalizzato, talvolta localizzato all'ano o alla vulva\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: raramente intenso, continuo o episodico, talvolta violento, non sempre in rapporto con la gravit\\'e0 della malattia, scompare con la guarigione dell'affezione causale\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: lesioni da grattamento, talvolta infezioni da piogeni.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par DA EMATODERMIE\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: leucemie, reticolosi, poligiobulie\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}intenso, esasperante,\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: tronco e radice degli arti o generalizzato\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: intenso, esasperante, rinforzato dal calore, pu\\'f2 precedere talvolta di parecchio tempo le altre manifestazioni dell'affezione ematica\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: dermatiti esfoliative(\"eritroderma\" generalizzato), eritema, desquamazione lamellare.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par ETEROTOSSICO\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: sostanze medicamentose, sostanze alimentari, tossicomanie, fabbricazione ed uso di insetticidi\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: generalizzato o largamente disseminato, diffuso, talvolta simmetrico\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: talvolta violentissimo\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: con o senza alterazioni cutanee.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}GRAVIDICO (ultimo mese, talvolta ultimo trimestre)\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: prodotti metabolici del feto estranei all'organismo materno, autointossicazione gravidica\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: specie vulvare o generalizzato\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: persistente, penoso, interrotto da crisi di esacerbaz\\'econe, scompare col parto, tende a recidivare ad ogni gravidanza\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: insonnia, esaurimento, tende alla lichenificazione.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par NERVOSO 0 MENTALE \r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: psicopatie, psicosi tossiche, nevrosi, turbe della personalit\\'e0, instabilit\\'e0 mentale, distonie vegetative\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: spesso localizzato\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: variabile, si aggrava in occasione di conflitti morali, sociali, familiari, fatica fisica o intellettuale, emozioni, preoccupazioni\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: insonnia, depressione, ansiet\\'e0, ossessione, angoscia.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par PARASSITARIO\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: pidocchi, acari della scabbia, pulci, zanzare\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: testa, pube, corpo\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: talvolta vivissimo, specialmente la notte e al caldo\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: insonnia, nervosismo, frequenti infezioni secondarie (impetigine, follicolite) orticaria, porpora.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par SENILE (dopo i 65 anni)\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: turbe dei metabolismo, diminuzione degli ormoni sessuali, insufficienza funzionale epatica o renale\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: pi\\'f9 marcato sul tronco, risparmia il cuoio capelluto e gli organi genitali\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: inizialmente moderato, intermittente, progressivamente pi\\'f9 continuo, talvolta feroce, difficilmente calmabile, recede spontaneamente per intervalli di tempo variabili\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: altera poco lo stato di salute malgrado l'insonnia; non lesioni cutanee marcate n\\'e9 segni di grattamento, di infezioni secondarie o di lichenificazione.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par VULVARE (giovani donne o dopo la menopausa)\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}cause: leucorrea, tricomoniasi, moniliasi affezioni acute e croniche utero e annessi, iper o ipofollicolinemia, stato allergico, diabete\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}sede: clitoride, grandi labbra, meno piccole labbra, commessura anteriore e posteriore della vulva, spesso si estende alle regioni vicine\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}caratteristiche: intensit\\'e0 variabile, generalmente diviene pi\\'f9 violento col tempo, tenace, ribelle, assai penoso, bruciante, lancinante\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}conseguenze generali o locali: insonnia, agitazione, o al contrario sentimenti di colpa, depressione; dapprima scarse reazioni locali, qualche eritema o escoriazione, a poco a poco lichenificazione ipertrofica, non rare le infezioni secondarie.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
"Primo": "@"
},
{
"Nome": "CAPELLI",
"Codice": "7914",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 CAPELLI\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\tx73\\tx185\\plain\\f2\\fs20\\cf1 I capelli, come tutti gli altri peli, sono degli annessi cutanei costituiti da una parte interna, la radice, e da una parte esterna, il fusto o scafo, che emerge dalla superficie cutanea a livello dell'ostio follicolare.\r\n\\par \\pard\\tx73\\tx185\\tx4580\\tx5484\\tx9264\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La radice, infatti, si impianta in una introflessione della pelle (follicolo pilifero), nel cui lume sbocca anche il condotto della ghiandola sebacea, con la quale pertanto il capello \\'e8 in diretto rapporto. La radice, nella sua parte terminale, si allarga nel bulbo, sede di tutte quelle complesse attivit\\'e0 biochimiche che portano alla costruzione e alla crescita del capello. Le cellule, moltiplicandosi e differenziandosi progressivamente, tendono a migrare verso l'alto, formando il fusto.\r\n\\par Il fusto \\'e8 costituito principalmente da fibre parallele di cheratina, una proteina strutturale ricca di atomi di zolfo che contraggono tra loro legami stabili. La cheratina viene elaborata a diversi livelli nel\r\n\\par contesto stesso delle cellule, attraverso un complesso processo di cheratogenesi. In sezione trasversale il fusto mostra tre zone successive:\r\n\\par \\pard\\li510\\fi-435\\tx73\\tx185\\tx435\\tx4580\\tx5484\\tx9264\\plain\\f2\\fs20\\cf1 1)\\tab una interna detta midollare;\r\n\\par 2)\\tab una intermedia detta corticale;\r\n\\par 3)\\tab una esterna, di aspetto squamoso, detta cuticola.\r\n\\par \\pard\\tx73\\tx185\\tx4580\\tx5484\\tx9264\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Il colore dei capelli dipende dalla presenza di un pigmento, la melanina, contenuto soprattutto nella corticale. La sua quantit\\'e0, le sue caratteristiche fisiche, la sua ripartizione e fattori qualitativi individuali condizionano tutte le sfumature cromatiche che conosciamo, secondo fattori ereditari noti.\r\n\\par Il numero di capelli \\'e8 di circa centomila unit\\'e0 ed \\'e8 geneticamente determinato fin dalla nascita. Ogni evento lesivo (trauma, ustione ecc.) comporta pertanto una riduzione senza possibilit\\'e0 di ripristino. Il ciclo pilifero dei capelli nell'uomo \\'e8 di circa 1000 giorni (3 anni) e comprende tre fasi: anagen, catagen, telogen. \r\n\\par L'anagen, fase di crescita, dura 900giorni; in questa fase le cellule della matrice si riproducono in continuazione con la frequenza di 12 ore circa.\r\n\\par Segue la fase di catagen, fase di transizione, in cui il follicolo pilifero va incontro a una temporanea atrofia della parte caduca che si ritrae verso l'epidermide e assume un aspetto a clava; anche la papilla subisce un'involuzione transitoria.\r\n\\par La moltiplicazione cellulare si arresta; il capello \\'e8 morto, ma resta ancora nel follicolo. La durata di questa fase \\'e8 di circa 15-30 giorni circa. \r\n\\par La fase di telogen, che conclude il ciclo, \\'e8 una fase di riposo e dura circa tre mesi.\r\n\\par Al termine un nuovo bottone epiteliale compare sopra la papilla, i cui capillari appaiono dilatati: inizia cos\\'ec la nuova fase di crescita (anagen). il pelo che ricresce provoca la caduta di quello preesistente.\r\n\\par I capelli crescono in media 0,30-0,35 min al giorno. La crescita dei capelli normalmente \\'e8 maggiore dai 15 ai 30 anni, aumenta di giorno e diminuisce di notte, \\'e8 maggiore nella donna rispetto all'uomo.\r\n\\par Lo sviluppo e l'attivit\\'e0 ciclica dei peli, e quindi anche dei capelli, sono determinati da fattori genetici e controllati principalmente da fattori ormonali. In particolare, quando abbiamo un'iperattivit\\'e0 ipofisaria osserviamo un aumento della pelosit\\'e0, mentre nella ipoattivit\\'e0 i peli divengono friabili e cadono diffusamente con interessamento anche delle regioni ascellari e pubica. I1 corticoidi (ormoni delle ghiandole surrenali) e gli androgeni (ormoni delle gonadi maschili, presenti in piccole quantit\\'e0 anche nella donna) provocano un aumento della pelosit\\'e0. Tuttavia gli androgeni, con un meccanismo d'azione non ancora chiarito, sono responsabili contemporaneamente della calvizie in soggetti geneticamente predisposti. Gli estrogeni (ormoni delle gonadi femminili, presenti in piccole quantit\\'e0 anche nell'uomo) hanno un effetto inibente sulla crescita del pelo mentre gli ormoni tiroidei possiedono un effetto stimolante.\r\n\\par \\pard\\tx201\\tx4627\\tx4833\\tx9205\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La nutrizione influisce sulla crescita dei peli, e\\tab quindi dei capelli, allo stesso modo come influisce sul trofismo di tutto l'organismo. In soggetti defedati si pu\\'f2 avere pertanto una caduta dei capelli. Cos\\'ec pure il deficit di alcune vitamine del gruppo B (riboflavina o B\\plain\\f2\\fs20\\cf1\\dn6 2\\plain\\f2\\fs20\\cf1 piridossina o B\\plain\\f2\\fs20\\cf1\\dn6 6\\plain\\f2\\fs20\\cf1 biotina e acido pantotenico) pu\\'f2 interferire sulla crescita dei capelli. Tuttavia non \\'e8 stato dimostrato che il capello sia pi\\'f9 sensibile degli altri peli o di altre strutture dell'organismo alla denutrizione o alla carenza di certe vitamine. In questi casi la caduta dei capelli \\'e8 soltanto uno dei tanti pezzi del mosaico che costituisce il quadro della della denutrizione, malnutrizione o disvitaminosi. Un altro fattore che sembra influire sulla crescita dei capelli \\'e8 il clima: il clima caldo ne stimolerebbe la crescita, quello freddo la inibirebbe. Ci\\'f2 non sarebbe tanto da ascrivere al fattore caldo, che per s\\'e9 stesso avrebbe un effetto stimolante sulla secrezione sebacea e quindi sfavorevole sulla crescita dei capelli, ma probabilmente alla maggiore o minore quantit\\'e0 di raggi ultravioletti (UV), i quali inibiscono la secrezione sebacea e diminuiscono di conseguenza la caduta dei capelli.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
"Primo": "@"
},
{
"Nome": "CARATTERISTICHE DEI CAPELLI",
"Codice": "7487",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\tx201\\tx4627\\tx4833\\tx9205\\plain\\f2\\fs20\\cf1 CARATTERISTICHE DEI CAPELLI\r\n\\par \r\n\\par Per studiare le condizioni di un capello si pu\\'f2 procedere all'esame di questo strappando una cinquantina di capelli a caso dal cuoio capelluto per osservarli poi al microscopio. Si stabilisce la fase dell'attivit\\'e0 ciclica in cui si trova il capello: anagen (fase di crescita), catagen (fase intermedia) e telogen (fase di riposo).\r\n\\par Se non esistono problemi la percentuale di capelli in anagen dovrebbe essere del 70-80% e quella dei capelli in telogen del 20-30%, mentre i capelli in catagen non dovrebbero superare l'1%. Una variazione di questa percentuale indica una malattia del capello. Questo esame tuttavia non deve essere un dato singolo, ma solo un aiuto diagnostico da valutare insieme alla visita generale e in particolare del cuoio capelluto, alla storia clinica e ad altri esami secondo le esigenze.\r\n\\par A seconda delle condizioni del cuoio capelluto, in base alla maggiore o minore secrezione sebacea, si usa distinguere:\r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx201\\tx360\\tx4627\\tx4833\\tx9205\\plain\\f2\\fs20\\cf1 1)\\tab capelli normali; \r\n\\par 2)\\tab capelli grassi;\r\n\\par 3)\\tab capelli secchi. \r\n\\par \\pard\\tx189\\tx4627\\tx4833\\tx9205\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Quando si verifica un'eccessiva desquamazione cornea a livello del cuoio capelluto si parla invece di forfora o pitiriasi.\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\tx203\\tx4808\\tx5166\\tx8718\\tx8926\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Il colore nero, bruno, biondo o rosso dei capelli \\'e8 determinato da fattori genetici. Il pigmento viene prodotto dai melanociti, che si trovano appena sopra alla matrice nel bulbo pilifero, e da questi depositato nel citoplasma delle cellule che attraversano questa zona spingendosi lungo il follicolo pilifero a formare lo stelo del pelo. Esistono due classi principali di melanine: le eumelanine, responsabili del colore bruno e nero; le feomelanine, responsabili del colore giallo (biondo) e rosso. Entrambe vengono prodotte a opera di un enzima denominato tirosinasi. Il colore rosso dei capelli e dei peli \\'e8 meno frequente poich\\'e9, essendo determinato da un gene recessivo, quindi non dominante, si manifesta pienamente solo in soggetti omozigoti, cio\\'e8 in individui che abbiano ereditato da entrambi i genitori il carattere.\r\n\\par \\pard\\tx189\\tx4627\\tx4833\\tx9205\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Quando il capello perde il pigmento diventa bianco (canizie). La canizie \\'e8 dovuta a una progressiva diluizione del pigmento sino alla completa scomparsa, cui corrisponde una parallela variazione del colore dei capelli dal grigio al bianco. Questo processo \\'e8 uno dei tanti fenomeni legati all'invecchiamento e determinato da una progressiva perdita dell'attivit\\'e0 dell'enzima tirosinasi, indispensabile per la produzione della melanina. Un improvviso incanutimento in seguito a gravi stress emotivi \\'e8 stato pure documentato e viene spiegato come un'alopecia arcata o un \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i telogen effiuvium \\plain\\f2\\fs20\\cf1 (veloce e prematuro passaggio dei capelli dallo stadio di anagen a quello di telogen con conseguente diffusa caduta degli stessi) a rapida insorgenza che interessa solo capelli pigmentati, sparmiando quelli bianchi. L'et\\'e0 in cui compaiono i primi segni d'incanutimento dipende dall'ereditariet\\'e0, in genere si colloca dopo i 40 anni. La canizie compare prima alle regioni temporali estendendosi poi a tutto il capillizio La barba e i peli del corpo vengono interessati a distanza di qualche anno, mentre il torace, il pube e le ascelle possono essere risparmiati anche in et\\'e0 avanzata. Alcune malattie autoimmunitarie, l'anemia perniciosa, l'ipertiroidismo e alcune sindromi congenite caratterizzate da un prematuro aspetto vecchieggiante determinano pure una canizie precoce.\\plain\\f2\\fs20\\b \r\n\\par }",
"Primo": "@"
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{
"Nome": "FORFORA",
"Codice": "7195",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 FORFORA, SEBORREA E DERMATITE SEBORROICA\r\n\\par \\pard\\tx162\\tx4509\\tx4722\\tx5391\\tx9198\\plain\\f2\\fs20\\cf1 \r\n\\par Le ghiandole sebacee sono pi\\'f9 grandi e numerose in corrispondenza del cuoio capelluto e la secrezione sebacea non pu\\'f2 essere controllata da meccanismi nervosi riflessi, automatici, come avviene per esempio per le ghiandole sudoripare, ma solo da sostanze ormonali che siano in grado di penetrare nelle cellule dell'epitelio ghiandolare e modificarne l'attivit\\'e0 mitotica e metabolica.\r\n\\par \\pard\\tx149\\tx4516\\tx4732\\tx5391\\tx9202\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La forfora \\'e8 l'espressione di un vero e proprio processo patologico che deriva dall'accelerazione del ricambio delle cellule dello strato basale del cuoio capelluto. Comporta uno squilibrio tra la produzione di nuove cellule (in eccesso) e la distruzione delle vecchie (in difetto) con la conseguente aumentata desquamazione visibile appunto come forfora. Le cause della forfora sono numerose e complesse.\r\n\\par Fattori genetici, nutrizionali, ormonali e neurologici variamente combinati porterebbero secondo le attuali vedute a una seppur lieve seborrea che a sua volta condizionerebbe l'impianto di una infezione microbica. Tale infezione sembra sia principalmente sostenuta da un lievito, il Pityrosporum ovalis, che si pu\\'f2 perire in notevole quantit\\'e0 negli stati furfuracei. A esso si aggiungerebbero poi altri lieviti e perfino stafilococchi. Questi microrganismi producono enzimi lipolitici che, agendo sulle componenti lipidiche del sebo, portano per un processo di autossidazione alla formazione di sostanze irritanti (lipoperossidi) la cui azione cronica altererebbe il normale processo di moltiplicazione cellulare fino alla comparsa della desquamazione. Spesso lo stato furfuraceo \\'e8 influenzato da variazioni stagionali: \\'e8 infatti di comune riscontro una diminuzione della forfora nei mesi estivi. Si ritiene che anche alla base di questo fenomeno stiano fattori genetici. Il quadro pi\\'f9 comune \\'e8 la cosiddetta forfora o pitiriasi semplice, caratterizzata da squame secche, fini grigio brunastre. L'esfoliazione interessa quasi tutto il capillizio e si accompagna a prurito. Esiste anche, seppur meno frequente della precedente, una pitiriasi steatoide, in cui le squame sono pi\\'f9 grasse e pi\\'f9 spesse. Il capillizio appare leggermente eritematoso e umido.\r\n\\par \\pard\\tx149\\tx4516\\tx4732\\tx9202\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La seborrea \\'e8 una situazione fisiologica di iperproduzione di sebo, che conferisce alla cute e ai capelli un aspetto untuoso. Questa caratteristica dipende dal patrimonio genetico e ormonale proprio di ciascun individuo.\r\n\\par \\pard\\tx163\\tx1046\\tx4526\\tx4732\\tx9212\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La seborrea \\'e8 pi\\'f9 evidente dove pi\\'f9 grosse e pi\\'f9 numerose sono le ghiandole sebacee: cuoio capelluto, fronte, solchi naso-genieni, regione mediosternale e dorso. in corrispondenza del cuoio capelluto la seborrea si traduce in untuosit\\'e0 dei capelli (capelli grassi) che pertanto vanno incontro a rapido insudiciamento, si riuniscono in ammassi, sono difficili da pettinare e mantenere in ordine, emanano cattivo odore conferendo cos\\'ec al soggetto che ne \\'e8 affetto un aspetto disordinato e trascurato.\r\n\\par La seborrea sarebbe inoltre responsabile della formazione della forfora. Infatti \\'e8 stato osservato che il\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Pityrosporum ovalis, lievito saprofita del cuoio capelluto dove normalmente costituisce il 40% della flora microbica, nella seborrea raggiunge il 74% e l'83% nella dermatite seborroica. Una vecchia teoria, ma tuttora non soddisfacentemente sostituita, riteneva questo lievito responsabile della formazione della forfora.\r\n\\par In effetti il Pityrosporum \\'e8 in grado, con i suoi enzimi lipolitici, di liberare acidi grassi dal sebo i quali, in seguito a fenomeni ossidativi, divengono molto irritanti. Questi fatti irritativi \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i stimolerebbero le cellule \\plain\\f2\\fs20\\cf1 dello strato germinativo dell'epidermide a incrementare la loro attivit\\'e0 mitotica, portando di conseguenza a una maggiore formazione di squame. Questa teoria non \\'e8 accettata da tutti poich\\'e9 non \\'e8 stato dimostrato che il Pityrosporum possa indurre la formazione di forfora o provocare una dermatite seborroica. La seborrea influisce pure sulla produzione della forfora con un altro meccanismo. Le cellule dello strato corneo dell'epidermide dell'intera superficie corporea desquamano in continuazione con un ritmo che varia da regione a \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i regione, \\plain\\f2\\fs20\\cf1 ma \\'e8 costante per la medesima. Il distaccamento delle squame \\'e8 provocato dagli attriti e frizioni cui viene continuamente sottoposta la cute. Se noi applichiamo una protezione occlusiva che eviti questi stimoli su una zona qualsiasi della superficie cutanea si forma presto un accumulo di squame tipo forfora. Questo fenomeno si pu\\'f2 osservare in pratica dopo la rimozione di un apparecchio gessato applicato, per esempio, per immobilizzare una frattura.\r\n\\par Sul cuoio capelluto inoltre le radici dei capelli interferiscono sul processo di desquamazione intrappolando e trattenendo le squame che via via si vanno formando. La seborrea ne rallenta il distacco e favorisce l'aderenza delle squame fra di loro e al cuoio capelluto, sino a formare voluminose concentrazioni grasse aderenti alla cute.\r\n\\par L'et\\'e0 di maggiore incidenza della forfora inoltre coincide con quella di maggior stimolo androgenico. Tuttavia esiste sicuramente un fattore genetico che svolge un ruolo permissivo nei confronti degli androgeni per quanto concerne sia la produzione della forfora sia la seborrea. Unico dato certo e chiaramente dimostrato \\'e8 che la forfora deriva da un accelerato turnover delle cellule epidermiche.\r\n\\par Gli stati furfuracei vengono suddivisi in due grandi gruppi:\r\n\\par \\pard\\li921\\fi-360\\tx921{\\*\\pn\\pnlvlblt\\pnf1\\pnindent360{\\pntxtb\\'b7}}\\plain\\f2\\fs20\\cf1 {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}la pitiriasi semplice, caratterizzata da squame fini, grigiastre, che si accompagna frequentemente a prurito\r\n\\par {\\pntext\\f1\\'b7\\tab}la pitiriasi steatoide, in cui le squame sono pi\\'f9 grasse e pi\\'f9 spesse e presentano un colorito grigio giallastro; questa si associa spesso a un eritema del cuoio capelluto assumendo cos\\'ec l'aspetto della dermatite seborroica.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La naturale evoluzione di queste forme seborroiche \\'e8 l'alopecia seborroica. Gli stati seborroici peggiorano in condizioni di stress, emozioni e tensione nervosa.\r\n\\par Numerose sostanze sono state utilizzate per combattere gli stati furfuracei. Le pi\\'f9 valide appaiono quelle ad azione antibatterica e antimitotica (zinco piritione e ammonio quaternario soprattutto). Anche i catrami, in virt\\'f9 della loro azione riducente, atta a frenare la moltiplicazione cellulare, trovano impiego. Questi shampoo vengono abitualmente usati una volta la settimana, almeno fino alla completa eliminazione della forfora. Possono anche essere coadiuvati da lozioni idroalcoliche, che agendo per un tempo maggiore, completano l'azione igienica dello shampoo e ne accelerano l'effetto.\r\n\\par Pi\\'f9 complesso appare il problema della dermatite seborroica. Essa \\'e8 certamente legata a una disfunzione della ghiandola sebacea. Infatti pu\\'f2 comparire nella prima infanzia e in seguito diventa eccezionale sino all'epoca della pubert\\'e0, seguendo quindi la stessa evoluzione della funzione sebacea. La localizzazione in corrispondenza delle regioni seborroiche \\'e8 un'ulteriore conferma della patogenesi sebaea. Tuttavia questa disfunzione si ritiene non riguardi tanto la quantit\\'e0 del sebo quanto piuttosto la sua composizione. Il livello dei lipidi di superficie \\'e8 normale mentre sono diminuiti lo squalene e gli acidi grassi liberi, aumentati il colesterolo e i trigliceridi.\r\n\\par La forma pi\\'f9 lieve di dermatite seborroica \\'e8 la cosiddetta \"crosta lattea\" della prima infanzia; si localizza al capo in corrispondenza del vertice e si presenta come una vasta chiazza di squame molto aderenti, untuose, di colorito grigio-giallastro. Questa forma va spesso incontro a risoluzione spontanea.\r\n\\par Esistono per\\'f2 forme pi\\'f9 gravi e pi\\'f9 estese di dermatite seborroica della prima infanzia, caratterizzate alla comparsa di chiazze eritemato-squamose, oltre che al cuoio capelluto, anche al viso, dove di solito risparmiano la regione periorale, al collo, ai cavi ascellari, alle pieghe inguinali e alla regione perineale; possono diffondersi anche al tronco e agli arti. Le lesioni sono sempre simmetriche. Questa dermatite pu\\'f2 fare la sua prima comparsa anche alla pubert\\'e0 o nell'et\\'e0 adulta, diventa invece molto rara dopo i 60 anni. Le localizzazioni pi\\'f9 tipiche di queste forme post-puberali sono il cuoio capelluto, le regioni mediosternale e interscapolare. Al cuoio capelluto assume un aspetto caratteristico debordando a corona di circa un centimetro dalla linea d'impianto dei capelli. Anche nell'adulto nelle forme pi\\'f9 gravi si pu\\'f2 diffondere, sempre simmetricamente, alle regioni delle pieghe, al tronco e agli arti. Presenta un decorso cronico con periodi alterni di remissione e riacutizzazione; di solito migliora nella stagione estiva con l'esposizione al sole.\r\n\\par La cura, per quanto concerne la seborrea e la forfora, si basa essenzialmente su appropriati shampoo cheratolitici allo zolfo e al catrame e all'olio di cade (olio di catrame di ginepro). Una terapia di recente applicazione a base di estrogeni e antiandrogeni (ciproterone acetato), sotto forma di pillola anticoncenzionale a basso dosaggio, risulta molto efficace nella donna, purtroppo non si pu\\'f2 usare nell'uomo, per i suoi effetti femminilizzanti. Il progesterone per uso locale, utilizzabile anche nell'uomo, non risulta altrettanto efficace; gli estrogeni da soli, poich\\'e9 agiscono solo ad elevati dosaggi e sempre per via generale anche se applicati localmente, sono sconsigliabili anche nella donna. La possibilit\\'e0 di utilizzare topicamente il ciproterone acetato \\'e8 attualmente allo studio.\r\n\\par Nella dermatite seborroica del cuoio capelluto i cheratolitici sono utili, ma non sufficienti. Le terapie ormonali sopracitate sono di dubbia utilit\\'e0 quando la dermatite seborroica non si accompagna a ipersecrezione sebacea. Occorre pertanto associare un trattamento cortisonico topico sotto forma di lozione. Qualora si usino corticosteroidi alogenati molto potenti sar\\'e0 opportuno sostituirli in seguito con cortisonici deboli nella terapia di mantenimento. Questa sarebbe opportuno effettuarla sempre, diminuendo gradualmente la frequenza delle applicazioni. Spesso la dermatite seborroica \\'e8 complicata da sovrapposizione di batteri nell'adulto e di \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i Candida albicans \\plain\\f2\\fs20\\cf1 nel bambino, per i quali sar\\'e0 opportuno associare un trattamento specifico antibiotico o antimicotico.\r\n\\par Utile e risolutivo in molti casi \\'e8 poi il trattamento locale con una lozione (scalp fluid) a base di un antimicotico, il ketoconazolo, che va applicato due volte alla settimana per quattro settimane; una volta scomparsa la sintomatologia (desquamazione, prurito, chiazze arrossate) si passa poi alla fase di mantenimento la quale consiste in applicazioni seguite a lavaggi regolari, una volta alla settimana. Infine, la sintomatologia di queste forme va affrontata anche nell'ottica della medicina psicosomatica, offrendo ai pazienti la possibilit\\'e0 di essere studiati e curati sia dal punto di vista dermatologico, sia di quello psicologico; tali forme cutance, infatti, vengono influenzate dallo stato emotivo che ne condiziona spesso l'origine, la sintomatologia, la gravit\\'e0, il numero e l'entit\\'e0 delle recidive, nonch\\'e9 la risposta alle cure.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
"Primo": "@"
},
{
"Nome": "MUSCOLO",
"Codice": "7434",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}{\\f3\\froman\\fprq2\\fcharset2 Symbol;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\tx3012\\plain\\f2\\fs20\\cf1 MUSCOLO\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Il muscolo \\'e8 formato da cellule capaci di accorciarsi, le fibre muscolari, che ne costituiscono l'unit\\'e0 morfologica e funzionale. Le fibrocellule muscolari hanno un diametro variabile da 10 a 100 \\plain\\f3\\fs20\\cf1 m\\plain\\f2\\fs20\\cf1 e, generalmente, coprono l'intera lunghezza del muscolo fino alle sue inserzioni tendinee. Ognuna di esse contiene le proteine contrattili, dette \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i miofibrille, disposte \\plain\\f2\\fs20\\cf1 in senso longitudinale. Le miofibrille appaiono al microscopio elettronico formate da miofilamenti pi\\'f9 grandi, costituiti da una proteina detta miosina, circondati da miofilamenti pi\\'f9 sottili, costituiti da un'altra proteina, detta actina; i filamenti spessi e sottili sono disposti secondo un ordine regolare: nel muscolo liscio, invece, i filamenti paralleli non sono disposti in modo geometrico e, di conseguenza, \\'e8 assente la striatura. I due tipi di miofilamenti sono uniti fra loro da legami chimici, che formano veri ponti molecolari fra le due strutture proteiche; durante la contrazione muscolare essi si muovono e si accorciano provocando lo scivolamento dei filamenti uno sull'altro e l'accorciamento del muscolo. La miosina svolge pure funzione enzimatica; essa \\'e8, infatti, capace di trasformare composti chimici ad alta energia (l'ATP in ADP) e quindi di liberare l'energia del legame fosforico. L'attivit\\'e0 enzimatica della miosina \\'e8 inibita in condizioni di riposo ma viene disinibita quando aumenta la concentrazione di ioni Ca++l. Il Ca \\'e8 presente in elevata concentrazione nelle cisterne del reticolo sarcoplasmatico e, seguendo l'elevato gradiente di concentrazione, pu\\'f2 spostarsi all'interno della fibrocellula muscolare, innescando la sequenza di reazioni chimiche che provocano l'accorciamento della cellula. Ogni potenziale d'azione muscolare \\'e8 capace di attivare ogni volta il sistema contrattile al massimo grado. Al termine della depolarizzazione la concentrazione di Ca++ all'interno cade rapidamente, perch\\'e9 le cisterne del reticolo non rilasciano pi\\'f9 Ca++, e perch\\'e9 i canali longitudinali del reticolo li incorporano attivamente. La contrazione muscolare pu\\'f2 essere studiata in diverse condizioni: se la lunghezza del muscolo \\'e8 mantenuta costante si parla di contrazione isometrica, e viene sviluppata una certa tensione; se il muscolo \\'e8 libero di accorciarsi, si parla di contrazione isotonica e il risultato sar\\'e0 un certo spostamento. La massima forza contrattile in condizioni isometriche dipende dalla lunghezza alla quale il muscolo viene mantenuto: essa \\'e8 massima quando il muscolo si trova in condizioni di massimo allungamento fisiologico. Nel caso di contrazione isotonica la velocit\\'e0 di accorciamento \\'e8 funzione inversa, ma non lineare, del carico.\r\n\\par Se la fibra muscolare viene stimolata da un singolo potenziale d'azione, applicato al tronco nervoso o al muscolo stesso, essa risponder\\'e0 con una singola scossa muscolare. Questa inizier\\'e0 dopo che il potenziale d'azione, della durata di circa 2 msec. (millisecondi), avr\\'e0 gi\\'e0 completato il suo corso. La durata della singola scossa \\'e8 diversa per i diversi muscoli: pu\\'f2 durare poche decine di msec nei muscoli rapidi o poche centinaia di msec nei muscoli lenti. Se un secondo potenziale d'azione segue il primo, prima che la fibra muscolare si sia rilasciata, la forza di contrazione evocata dal secondo stimolo si aggiunge a quella preesistente. Se gli impulsi si susseguono a elevata frequenza, la forza di contrazione aumenta fino a raggiungere un tetto massimo: si parla, allora, di contrazione tetanica. Se la fibra muscolare viene stimolata ripetitivamente a una frequenza pi\\'f9 bassa di quella necessaria per raggiungere una contrazione tetanica (frequenza di fusione), allora si assiste a un incremento a gradini della forza di contrazione. La frequenza di fusione \\'e8 diversa per i diversi tipi di fibre muscolari: pi\\'f9 corto \\'e8 il tempo di contrazione, pi\\'f9 elevata \\'e8 la frequenza di fusione. Ogni muscolo \\'e8 formato dall'insieme di numerose fibre muscolari. Il numero delle singole fibre nervose motorie che raggiungono un muscolo \\'e8 sempre inferiore al numero delle fibrocellule muscolari: in pratica ogni assone si suddivide, nelle sue porzioni terminali, in numerose branche che vanno a innervare, ognuna, una fibra muscolare. Il motoneurone, con sede nelle corna anteriori del midollo spinale (motoneurone alfa), l'assone corrispondente e le fibre muscolari che ne sono innervate, prendono il nome di Unit\\'e0 Motoria: l'unit\\'e0 di movimento pi\\'f9 piccola \\'e8 quella causata dalla singola scossa delle fibre muscolari appartenenti a una stessa UM, in risposta a un singolo potenziale d'azione. Le UM non hanno uguali dimensioni; nei piccoli muscoli dell'orecchio medio o in quelli oculomotori un singolo assone innerva 10-20 fibre muscolari; nel muscolo gastrocnemio ne innerva, in media, 1700. Anche in un singolo muscolo le dimensioni delle UM possono essere assai variabili. Inoltre, le fibre muscolari appartenenti a una stessa UM non sono assemblate una accanto all'altra ma sono inframmezzate con quelle vicine a formare un mosaico. Le UM non variano solo in rapporto alle dimensioni ma anche in base alle caratteristiche fisiologiche e biochimiche. Certe differenze sono evidenti anche all'ispezione: alcuni muscoli sono pi\\'f9 rossi, altri pi\\'f9 pallidi. I muscoli pi\\'f9 rossi si contraggono pi\\'f9 lentamente e sono pi\\'f9 resistenti alla fatica dei muscoli pi\\'f9 pallidi: essi contengono una maggior quantit\\'e0 di mioglobina. Nell'uomo i muscoli sono composti da diverse unit\\'e0 muscolari, le une con fibre rosse, le altre con fibre pallide, in proporzioni diverse secondo il muscolo. I diversi tipi di fibre muscolari possono essere separati in base a criteri citochimici e in base a criteri fisiologici. Ciascun tipo di UM \\'e8 composto di un corredo omogeneo di fibre muscolari: in altre parole le fibre muscolari appartenenti a una stessa UM sono uguali dal punto di vista citochimico e fisiologico. Queste caratteristiche sono determinate dalle cellule nervose attraverso meccanismi di tipo neurotrofico. Se un motoneurone muore, o se il suo assone degenera, le fibre rimaste orfane possono essere reinnervate da un altro motoneurone, attraverso processi di rigenerazione collaterale delle sue branche terminali. Le fibre muscolari acquisteranno le caratteristiche citochimiche e fisiologiche tipiche della nuova UM alla quale vengono ad afferire. Quest'ultima aumenter\\'e0, quindi, le proprie dimensioni, rimanendo omogenea. La graduazione dell'intensit\\'e0 della contrazione viene ottenuta attraverso due modalit\\'e0: \r\n\\par \\pard\\li360\\fi-360\\tx360\\plain\\f2\\fs20\\cf1 1)\\tab aumentando il numero delle UM che vengono progressivamente reclutate \r\n\\par 2)\\tab modulando la frequenza di scarica a livello delle singole UM. \r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Esistono, quindi, infinite combinazioni di frequenza di scarica e di numero di UM reclutate e, quindi, infinite intensit\\'e0 contrattili; generalmente, per\\'f2, vengono attivati nelle prime fasi i motoneuroni pi\\'f9 piccoli e le UM di minori dimensioni e poi, via via, quelle di dimensioni pi\\'f9 grandi. Le terminazioni intramuscolari degli assoni si esauriscono in depressioni della membrana della fibrocellula muscolare; a livello postsinaptico la membrana \\'e8 strutturata in regolari invaginazioni con direzione perpendicolare a quella longitudinale degli assoni e con profondit\\'e0 di 0,5\\plain\\f3\\fs20\\cf1 m\\plain\\f2\\fs20\\cf1 ; il recettore colinergico, di natura proteica, \\'e8 particolarmente concentrato a livello della parte pi\\'f9 esterna della membrana postsinaptica e quindi in posizione favorevole per essere raggiunto dal neurotrasmettitore. Il mediatore chimico della trasmissione neuromuscolare \\'e8 l'acetilcolina; essa viene sintetizzata a livello della terminazione presinaptica e accumulata nelle vescicole sinaptiche; le vescicole hanno un diametro di 50\\plain\\f3\\fs20\\cf1 m\\plain\\f2\\fs20\\cf1 m e contengono all'incirca 104 molecole di acetilcolina. All'arrivo di un impulso nervoso la depolarizzazione della terminazione presinaptica induce la liberazione di quantit\\'e0 fisse di acetilcolina (quanti) a livello di zone specializzate della membrana, riconoscibili al microscopio elettronico come zone ispessite. L'acetilcolina diffonde nello spazio intersinaptico (60 \\plain\\f3\\fs20\\cf1 u\\plain\\f2\\fs20\\cf1 m) e si lega al recettore, inducendo le modificazioni di permeabilit\\'e0 agli ioni e di potenziale elettrico della membrana postsinaptica. Il processo termina con la rimozione dell'acetilcolina, per diffusione e scissione enzimatica a opera dell'acetilcolinesterasi: il tutto dura pochi millisecondi.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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"Nome": "influenza sistema nervoso",
"Codice": "7351",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\tx8543\\plain\\f2\\fs20\\cf1 INFLUENZA DEL SISTEMA NERVOSO\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Intermediario nel complesso gioco di variazioni pressorie \\'e8 il sistema nervoso. Vi sono infatti nel midollo spinale e nel bulbo (quella parte del sistema nervoso centrale che sta tra il midollo e il cervello) centri adibiti al mantenimento della pressione arteriosa normale (attraverso un continuo stato di costrizione, detto tono, a cui sono sottoposte le arteriole) e al controllo delle variazioni pressorie che si rendono necessarie per affrontare situazioni di emergenza. Questi centri, detti secondo la loro azione vasocostrittori o vasodilatatori, raccolgono informazioni sulla situazione circolatoria e sulle sue necessit\\'e0, in parte direttamente dalla concentrazione di ossigeno e di anidride carbonica del sangue che li bagna (un eccesso di anidride carbonica o una diminuzione di ossigeno significher\\'e0 che il circolo \\'e8 in difficolt\\'e0), in parte da stimoli che arrivano da determinate zone dell'organismo particolarmente sensibili alle variazioni di pressione o di concentrazione dei gas sopraddetti nel sangue circolante. Ricevuta l'informazione, i centri comunicano poi alle arterie, mediante i nervi, gli ordini necessari in senso vasocostrittore o vasodilatatore per riequilibrare la situazione. Anche l'adrenalina, una sostanza secreta da ghiandole poste al di sopra dei reni e perci\\'f2 dette surrenali, ha una certa importanza nel regolare la circolazione. Essa esplica un'azione complessa e multidirezionale, che comunque si concretizza in un'ipertensione tesa a migliorare la circolazione nei tessuti. A carico della pressione arteriosa, come in ogni altro processo vitale, avvengono quindi in ogni momento, adattamenti a volte minimi e a volte imponenti che ci rendono pronti alle reazioni, resistenti alle fatiche e recettivi agli stimoli cui la vita di ogni giorno ci sottopone.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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"Nome": "teoria stereochimica",
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"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red1\\green1\\blue1;\\red2\\green2\\blue2;\\red128\\green0\\blue128;}\r\n\\deflang1040\\pard\\ri594\\tx202\\plain\\f2\\fs20\\cf2 TEORIA STEREOCHIMICA DEGLI ODORI\r\n\\par \\pard\\ri594\\plain\\f2\\fs20\\cf2 \r\n\\par Prima di tutto cerchiamo di stabilire quali sono le propriet\\'e0 che contraddistinguono le sostanze odorose. La loro prima propriet\\'e0 \\'e8 rappresentata dalla volatilit\\'e0, cio\\'e8 dalla caratteristica liberare molecole nell'ambiente anche se sono allo stato solido: se una sostanza non \\'e8 volatile, non \\'e8 nemmeno odorosa. Il ferro, per esempio, non emette alcun vapore e quindi non \\'e8 per nulla odoroso.\r\n\\par Poi viene la solubilit\\'e0, sia in acqua sia in grassi: una sostanza odorosa, oltre che nei grassi, deve essere solubile almeno debolissimamente anche nell'acqua. Rimane poi, come \\'e8 da aspettarsi, la formula chimica della sostanza. A questo proposito verrebbe naturale pensare che l'odore sia strettamente legato alla struttura della sostanza, cio\\'e8 al tipo e al numero di atomi di cui sono composte le sue molecole; invece ci sono ormai prove sufficienti per stabilire che l'odore \\'e8 determinato dalle dimensioni e dalla forma della molecola; in altre parole, non dal numero e dalla qualit\\'e0 degli atomi, ma dal modo in cui sono disposti nello spazio.\r\n\\par Questa teoria viene chiamata teoria stereochimica degli odori. \r\n\\par Evidentemente, allora, ci saranno molte sostanze, assai diverse tra loro per composizione, che emettono per\\'f2 il medesimo odore, in quanto gli atomi che compongono le loro molecole sono disposti in una forma geometrica simile. E' anche logico pensare che quasi tutti gli odori che sentiamo siano miscugli pi\\'f9 o meno complessi di odori semplici, cos\\'ec come i colori e i sapori possono essere scomposti in elementi semplici. \r\n\\par \\pard\\ri594\\tx4149\\plain\\f2\\fs20\\cf2 Gli odori semplici o, pi\\'f9 propriamente, gli odori primari, sono sette (odore di canfora, di muschio, di fiori, di menta, di etere, odore pungente e odore putrido), e le molecole corrispondenti a ognuno di essi hanno una determinata forma, diversa da quella delle molecole corrispondenti agli altri sei. Secondo il loro combinarsi, si hanno diverse intensit\\'e0 e gamme di odori.Bisogna poi credere che, se \\'e8 la forma della molecola a essere di importanza determinante, anche la cellula nervosa incaricata di raccogliere lo stimolo deve possedere qualche punto nella sua superficie conformato in maniera conveniente per accogliere le molecole di quella determinata forma. Appena la molecola della sostanza odorosa si adatta a questo punto della superficie cellulare, come una chiave nella serratura, la cellula \\'e8 stimolata e si genera l'impulso nervoso, che raggiunger\\'e0 il cervello.\r\n\\par Dalla forma della molecola si doveva quindi risalire alla forma del recettore cellulare, e studi recenti hanno permesso di chiarire anche questo problema. Il recettore per le molecole di odore canforaceo sarebbe una rientranza della superficie cellulare di forma emisferica; quello per l'odore di muschio apparirebbe come una rientranza cilindrica; quello per l'odore di fiori come una rientranza irregolarmente cilindrica, con uno scalino; quello per l'odore di menta come una rientranza di forma ovale con due scalini; infine quello per l'odore etereo come una rientranza ovalare allungata. L'odore pungente e quello putrido non dipenderebbero invece dalla forma delle due rispettive categorie di molecole, bens\\'ec dalle loro cariche elettriche: l'odore pungente \\'e8 proprio delle molecole cariche positivamente e quindi avide di elettroni; quello putrido, invece, \\'e8 proprio delle molecole cariche negativamente, aventi quindi grande affinit\\'e0 per i nuclei degli atomi vicini.\r\n\\par Accettando la teoria stereochimica degli odori, si possono spiegare molti fenomeni. Prima di tutto perch\\'e9 una sostanza pu\\'f2 presentare pi\\'f9 di un odore primario. In questo caso si pu\\'f2 infatti pensare che le molecole di quella sostanza posseggano una forma tale da poter essere accolte da recettori di diverso tipo. Quanto poi al fatto che una sostanza possa col tempo cambiare odore, oppure che due sostanze molto simili come composizione abbiano odori molto diversi, nel primo caso la spiegazione \\'e8 che la molecola pu\\'f2 aver modificato la disposizione dei suoi atomi nello spazio, nel secondo che spesso basta sostituire anche pochi atomi in una molecola perch\\'e9 la sua forma risulti completamente cambiata.\r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf2 E, per concludere, ricordiamo che la teoria stereochimica degli odori presenta anche questo vantaggio di evidente utilit\\'e0 pratica: dalla formula di una sostanza (per esempio un composto chimico di futura realizzazione), si pu\\'f2 dedurre la disposizione dei suoi atomi nello spazio e quindi anche far previsioni sull'odore che deve presentare.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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"Nome": "tracheotomia",
"Codice": "7763",
"Tipo": "T",
"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\tx4040\\plain\\f2\\fs20\\cf1 TRACHEOTOMIA\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 Si distinguono una tracheotomia inferiore e una tracheotomia superiore, a seconda che l'apertura della trachea venga effettuata al di sotto o al di sopra dell'istmo della ghiandola tiroide. Questo, come \\'e8 noto, ricopre i primi anelli tracheali ed \\'e8 pi\\'f9 o meno voluminoso a seconda dell'irrorazione della ghiandola stessa. La tracheotomia pi\\'f9 comunemente eseguita \\'e8 la superiore, poich\\'e9 la trachea, se \\'e8 abbastanza superficiale all'inizio, si approfondisce invece man mano che discende nel torace. il malato che deve essere sottoposto a tracheotomia viene anestetizzato. In linea di massima \\'e8 preferibile l'anestesia generale con intubazione endotracheale: in tal modo si pu\\'f2 operare su un malato immobile, con immenso vantaggio per il chirurgo, in considerazione degli importanti rapporti anatomo-topografici della trachea stessa. Quando questa non \\'e8 possibile, o per l'urgenza dell'intervento o per l'esistenza di ostacoli a livello della laringe che impediscono l'introduzione del tubo in trachea, si ricorrer\\'e0 all'anestesia locale, infiltrando con una soluzione anestetica i piani superficiali della regione anteriore del collo. La posizione migliore dell'ammalato \\'e8 quella supina, con la testa in iperestensione, ossia rovesciata all'indietro: tale posizione si ottiene semplicemente ponendo un cuscino o un lenzuolo arrotolato sotto le spalle. L'incisione cutanea di solito \\'e8 verticale, perfettamente mediana, eseguita in modo tale che il secondo anello tracheale sia circa alla met\\'e0 di essa; ottimi punti di riferimento sono il pomo di Adamo e la fossetta del giugulo. Una incisione cutanea alternativa, migliore dal punto di vista estetico, \\'e8 quella orizzontale o a collare, con concavit\\'e0 verso l'alto, seguendo l'andamento di una delle pieghe cutanee del collo. In ogni caso, incisi la cute e il sottocutanco ed eseguita l'emostasi di questi due piani, si mette a nudo il tessuto fibroso che unisce i muscoli sottoioidei sulla linea mediana. Questo tessuto aponeurotico verr\\'e0 inciso e i muscoli saranno allontanati mediante divaricatori. Al di sotto del piano muscolare si nota l'istmo tiroideo; poich\\'e9 quest'ultimo nasconde la parte iniziale della trachea, \\'e8 necessario reclinarlo in basso o sezionarlo, per scoprire i primi anelli tracheali. A questo punto si incide la trachea: si affonder\\'e0 il bisturi, avendo cura sia di incidere la mucosa tracheale sia di non ledere l'esofago che si trova proprio dietro la trachea. Questa viene aperta a livello del secondo o terzo anello secondo una linea verticale mediana. Talvolta l'apertura viene favorita praticando due incisioni orizzontali a livello delle estremit\\'e0 superiore e inferiore dell'incisione verticale: ne risulta un'incisione ad H rovesciata. I due lembi che ne risultano possono essere fissati alla cute del collo per favorire l'immissione della cannula tracheale sia durante l'intervento sia dopo, qualora dovesse fuoriuscire. L'introduzione di una cannula tracheale \\'e8 indispensabile perch\\'e9 gli anelli tracheali e i piani del collo, anche se incisi, tendono spontaneamente a riavvicinarsi e a collabire, occludendo il tracheostoma e rendendo vano l'intervento. Oggi alle tradizionali cannule tracheali in metallo argentato si tende a sostituire cannule in plastica, di varia dimensione e curvatura, spesso provviste di un palloncino gonfiabile che ne assicura la migliore aderenza alle pareti della trachea. Una volta introdotta la cannula, occorre verificare attentamente che la respirazione sia libera. Fatto ci\\'f2, il chirurgo completa l'emostasi attorno alla cannula e sutura i vari piani fino alla cute. L'aria arriva cos\\'ec ai polmoni non pi\\'f9 passando per la bocca o il naso, ma penetrando a livello della trachea attraverso la cannula. Alla cannula pu\\'f2 essere inserito poi il tubo del respiratore automatico nei casi in cui il suo uso venga ritenuto indispensabile. Il buon esito di una tracheotomia dipende non solo dalla perfetta esecuzione tecnica, ma anche, e in egual misura, dall'attenta sorveglianza cui deve essere sottoposto il malato, per verificare che la cannula rimanga sempre nella giusta posizione. Deve essere inoltre curata la perviet\\'e0 della cannula stessa: talvolta infatti coaguli sanguigni o grumi di catarro possono ostruirla. Assai frequentemente devono essere eseguite aspirazioni endotracheali per asportare le secrezioni che possono impedire il passaggio dell'aria. Per quanto riguarda l'incisione cutanea, dopo 4-6 giorni vengono rimossi i punti di sutura e i piani superficiali si cicatrizzano perfettamente attorno al tracheostoma. Per quanto tempo la cannula deve essere mantenuta? Dipende dalle cause che hanno reso necessaria la tracheotomia: da pochi giorni, se l'intervento \\'e8 stato reso necessario da una lesione acuta e transitoria (edema laringeo, corpo estraneo, paralisi delle corde vocali), a tutta la vita, come si verifica in seguito a gravi interventi effettuati nelle prime vie aeree (il cancro della laringe ne \\'e8 la causa pi\\'f9 frequente). La sua eliminazione \\'e8 assai semplice: si leva la cannula e si suturano i vari piani fino alla cute; solo nelle tracheotomie di lunga data, a causa della formazione di una fistola tracheo-cutanea, si effettua una semplice plastica di chiusura.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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"Nome": "esplorazione linfopnodi",
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La sede linfonodale interessata con maggiore frequenza \\'e8 quella del collo, probabilmente anche perch\\'e9 questi linfonodi sono collettori delle strutture della bocca e del faringe, le quali ultime sono le porte d'entrata dei pi\\'f9 diversi agenti patogeni (virus, germi, funghi, sostanze tossiche dell'ambiente). Per esplorare detti linfonodi nel migliore dei modi \\'e8 consigliabile procedere alla palpazione con malato in posizione seduta. Si potr\\'e0 cos\\'ec agevolmente percepire la presenza di linfonodi, anche se piccoli (un pisello o meno) rilevarne la consistenza (molto dura o invece pastosa o molle o persino con aree colliquate), la superficie (pu\\'f2 essere liscia o invece irregolare con piccole nodosit\\'e0), la dolorabilit\\'e0 alla pressione, le eventuali modificazioni del colorito della pelle soprastante il linfonodo. Delle linfoghiandole delle varie regioni del collo quelle pi\\'f9 alte, per esempio la retroauricolare, eccezionalmente sono di natura neoplastica e invece di frequente sono ingrandite per processi di flogosi: escoriazioni e infezioni del cuoio capelluto, morbillo e altre virosi pediatriche. Cos\\'ec pure, in genere, danno scarse preoccupazioni i piccoli linfonodi, mobili, percepibili al di sotto delle arcate mandibolari, presenti nella maggioranza dei soggetti e imputabili ai denti. Per contro, una sede linfonodale assai spesso spia di processi neoplastici \\'e8 la sopraclaveare: il riscontro in detta sede di un piccolo pacchetto o anche di un unico linfonodo delle dimensioni di un pisello, di consistenza aumentata o decisamente dura e magari a superficie irregolare giustifica in pieno il sospetto di linfoma maligno (specie il morbo di Hodgkin se v'\\'e8 febbre e, ancora di pi\\'f9, intenso prurito), o di neoplasia, in particolare quella gastrica (segno di Troisier) se il nodo \\'e8 in sovraclaveare sinistra. La presenza di uno o pi\\'f9 linfonodi ingranditi a uno o ad ambedue i lati del collo richiede sempre un'accurata visita otorinolaringoiatrica, l'ispezione della tiroide e anche l'ecografia della zona. Nell'incertezza circa la natura del o dei linfonodi ingranditi \\'e8 bene procedere sempre all'asportazione dell'unico o di uno del pacchetto per l'esame istologico e, meglio, anche microbiologico, che sono i soli esami decisivi.\r\n\\par Attendere per constatare l'effetto della terapia con antibiotici o con altri agenti \\'e8 decisamente sconsigliabile: per esempio nel morbo di Hodgkin il pacchetto linfonodale pu\\'f2 rimpicciolire spontaneamente sino a scomparire quasi del tutto, inducendo il curante ad attribuire l'effetto alla terapia, ma dopo 1-2 mesi il linfonodo ricompare e non di rado contemporaneamente anche in altra sede pi\\'f9 o meno vicina, quindi con ritardo nella diagnosi e possibile danno per il malato. In caso di ingrandimento di uno o pi\\'f9 linfonodi in un'ascella, esplorare subito l'arto superiore dello stesso lato: si pu\\'f2 constatare la presenza di escoriazioni o di piccole ferite a uno o a pi\\'f9 dita; per esempio il graffio di gatto pu\\'f2 determinare linfadenite ascellare e in seguito colliquazione di uno o pi\\'f9 di questi linfonodi. Sede da esplorare sempre \\'e8 il gomito; reperirvi un linfonodo grande come un pisello o un piccolo fagiolo deve subito far sospettare la sarcoidosi. Sempre in caso di uno o pi\\'f9 linfonodi ingranditi all'ascella pensare alla mammella dello stesso lato, specie nella donna, ma richiedere subito anche un accurato esame radiografico del torace, il quale pu\\'f2 talora evidenziare contemporaneamente interessamento dei linfonodi mediastinici. In caso di uno o pi\\'f9 linfonodi ingranditi all'inguine, procedere innanzitutto ad accurata esplorazione dell'arto inferiore dello stesso lato (le escoriazioni ai piedi sono frequenti) e poi esaminare i genitali esterni, esplorare il retto e nella donna anche la vagina e infine richiedere esame radiologico ma pi\\'f9 ancora accurata indagine ecografica dell'intero addome. La linfografia, ormai entrata da decenni nella pratica, \\'e8 la metodica pi\\'f9 impiegata per la visualizzazione molto precisa dei linfonodi addominali, in specie gli iliaci e i lombo-aortici che sono tra quelli pi\\'f9 frequentemente interessati. Tramite una piccola incisione della cute del dorso di ambedue i piedi, una goccia di colorante in loco visualizza i piccoli vasi linfatici i quali vengono incannulati e loro tramite iniettato mediante siringa, un mezzo di contrasto iodato, che lentamente risale lungo i vasi linfatici di maggior calibro visualizzando nei minimi dettagli nel giro di alcune ore, tutte le stazioni linfonodali sopra ricordate sino all'altezza del diaframma. L'indagine pu\\'f2 cos\\'ec evidenziare occlusione dei vasi linfatici o alterazioni morfologiche delle stazioni linfonodali dovute a eventuali cellule tumorali che si stanno diffondendo nell'organismo Attualmente l'accurata diagnostica della linfografia \\'e8 uguagliabile alla tomografia computerizzata (TC) o alla ecografia dell'addome solo in parte e in alcune circostanze favorevoli (come in casi di linfonodi parecchio ingrossati).\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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"Nome": "neurotrasmettitori",
"Codice": "7626",
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"Testo": "{\\rtf1\\ansi\\ansicpg1252\\deff0\\deftab720{\\fonttbl{\\f0\\fswiss MS Sans Serif;}{\\f1\\froman\\fcharset2 Symbol;}{\\f2\\fswiss\\fprq2 Verdana;}}\r\n{\\colortbl\\red0\\green0\\blue0;\\red2\\green2\\blue2;}\r\n\\deflang1040\\pard\\tx5809\\plain\\f2\\fs20\\cf1 NEUROTRASMETTITORI\r\n\\par \r\n\\par \\pard\\plain\\f2\\fs20\\cf1 La comunicazione fra gli elementi nervosi avviene con poche eccezioni alla sinapsi attraverso la liberazione di neuro trasmettitori specifici; ne consegue che queste sostanze sono fondamentali per il funzionamento del sistema nervoso. Come correlato, i neurofarmaci agiscono nella maggior parte dei casi a livello neurotrasmettitoriale. Dal punto di vista storico fino al 1960 si conoscevano soltanto l'acetileolina (Ach) e le catecolamine, adrenalina e noradrenalina; verso la fine degli anni '60 venne confermata la natura neurotrasmettitoriale dell'acido gamma-aminobutirrico (GABA), mentre negli anni '70 si ebbe l'esplosione delle ricerche sui neuropeptidi e sui rispettivi recettori. L'Ach \\'e8 stato il primo neurotrasmettitore a essere identificato, a livello del sistema parasimpatico; verso il 1960 le tecniche di istochimica con reattivi per l'enzima che distrugge l'Ach (l'acetilcolinesterasi) mostrarono l'esistenza di vie colinergiche centrali, fra le quali le fibre che dal nucleo basale del Meynert si portano in diverse zone della corteccia cerebrale, importanti oggi nel campo delle ricerche sulla demenza.\r\n\\par L'Ach si forma a partire da colina e acetilcoenzima A per opera dell'enzima colina-acetiltransferasi; l'elemento determinante per regolare i livelli di sintesi dell'Ach \\'e8 la concentrazione di colina all'interno del neurone; i neuroni colinergici possiedono un sistema di incorporazione della colina molto specifico, mentre un sistema poco selettivo \\'e8 presente in tutte le cellule poich\\'e9 la colina \\'e8 anche indispensabile per la sintesi dei fosfolipidi di membrana ed \\'e8 quindi un costituente essenziale di ogni cellula nervosa. L'Ach \\'e8 degradata dall'enzima acetilcolinesterasi, che la scinde in colina e acetato; la colina viene reincorporata nella cellula per la sintesi di nuovo neurotrasmettitore, mentre l'acetato entra nelle regolazioni metaboliche generali. Le azioni dell'Ach sono determinate dal legame di questa sostanza con una molecola specifica che si chiama recettore. Esistono due grandi categorie di recettori all'Ach, nicotinici e muscarinici: i primi sono presenti nei gangli, nel sistema nervoso centrale e alle terminazioni neuromuscolari, i secondi a livello del sistema nervoso centrale e delle terminazioni del sistema nervoso vegetativo. Appartengono alle catecolamine la noradrenalina o norepinefrina (NE), l'adrenalina o epinefrina (E) e la dopamina (DA): NE ed E sono secrete dalla midollare del surrene, una ghiandola a secrezione interna, la NE \\'e8 il principale neurotrasmettitore dei neuroni simpatici; la DA, precursore fisiologico della NE, \\'e8 presente nella via che lega la \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i substantia nigra \\plain\\f2\\fs20\\cf1 al nucleo caudato e al putamen, la cui lesione porta a sviluppare una malattia caratteristica conosciuta come malattia di Parkinson. La DA \\'e8 presente anche nel sistema limbico, nei nuclei del tegmento ventrale, nel nucleo \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i accumbens \\plain\\f2\\fs20\\cf1 e nei nuclei dell'amigdala, dove svolge un ruolo importante nelle regolazioni emotive; infine ha anche funzioni neuroendocrine, essendo presente nella via che dal nucleo arcuato dell'ipotalamo termina nell'eminenza mediana e nel sistema portale ipofisario. La NE \\'e8 localizzata principalmente a livello del locus \\plain\\f2\\fs20\\cf1\\i caeruleus \\plain\\f2\\fs20\\cf1 del mesencefalo, le cui fibre si disperdono diffusamente a livello degli emisferi cerebrali. Il precursore delle catecolamine \\'e8 l'amminoacido tirosina; questa viene trasformata a L-DOPA da parte dell'enzima tirosin-idrossilasi; la DOPA viene a sua volta modificata in NE da parte dell'enzima dopa-decarbossilasi e la NE viene ancora trasformata in E da parte dell'enzima feniletanolamina-N-metiltransferasi. Quest'ultima reazione avviene principalmente a livello della midollare del surrene.\r\n\\par Le catecolamine sono distrutte da due enzimi specifici, le monoamino-ossidasi (MAO) e le catecol-O-metiltransferasi (COMT); le prime sono localizzate a livello dei mitocondri delle terminazioni sinaptiche adrenergiche, mentre le seconde sono all'interno del citoplasma e agiscono soprattutto sulle catecolamine extracellulari. I prodotti terminali delle catecolamine sono rispettivamente il 3-metossi-4-idrossifenilglicolo (MHPG) e l'acido vanilmandelico (VMA). Da ultimo si deve ricordare che gli enzimi di degradazione delle catecolamine sono intracellulari e che quindi la loro inattivazione avviene sempre all'interno delle terminazioni nervose o della cellula, dove le catecolamine vengono trasportate attraverso un meccanismo di reincorporazione molto efficiente. La serotonina o 5-idrossitriptamina (5-HT) \\'e8 presente nelle cellule appartenenti ai nuclei del rafe, le cui fibre proiettano verso il midollo spinale, verso l'ipotalamo e il sistema limbico e verso numerose altre regioni, compresa la corteccia cerebrale. Il precursore della 5-HT \\'e8 l'amminoacido triptofano che viene modificato in 5-idrossitriptofano e successivamente trasformato a 5-HT. La 5-HT viene catabolizzata anch'essa dalle MAO attraverso meccanismi di reincorporazione simili a quelli delle catecolamine. L'acido gamma-aminobutirrico (GABA) \\'e8 il principale neurotrasmettitore inibitorio del cervello dove \\'e8 presente in numerose regioni fra le quali la substantia nigra alle terminazioni della via striato-nigrica. Il GABA si forma dall'acido glutammico per azione dell'enzima glutammico-decarbossilasi e viene degradato dall'enzima GABA-transammasi; la sua distruzione avviene all'interno delle cellule, sia nervose sia gliali. L'azione del GABA si esplica attraverso l'inibizione della cellula per effetto dell'aumento del cloro all'interno della cellula con conseguenti modificazioni elettriche. In base a studi del 1972 risulta che nel cervello di coreici cronici si pu\\'f2 rilevare una carenza di GABA, fatto questo che potrebbe essere considerato tra le cause dell'insorgenza della malattia. Nella fenilchetonuria, l'alterazione metabolica della fenilalanina, causata dalla deficienza congenita dell'enzima che determina la sua idrolisi a tirosina, porta anche alla diminuzione di GABA per inibizione della glutammico-decarbossilasi da parte della stessa fenilalanina e dei suoi derivati: in questa alterazione potrebbero trovare origine gli attacchi epilettici dei pazienti affetti da questa forma morbosa. La glicina \\'e8 un neurotrasmettitore inibitorio presente principalmente nel midollo spinale e nel tronco encefalico dove agisce in associazione con il GABA con meccanismi similari. L'acido glutammico sembra essere il principale neurotrasmettitore eccitatorio; si calcola approssimativamente che sia il trasmettitore del 30-40% delle sinapsi del cervello e agisce attivando diversi sottotipi di recettore. L'acido glutammico, aprendo i canali ionici, determina modificazioni elettriche della membrana cellulare che ne aumentano l'eccitabilit\\'e0. A numerosi peptidi viene oggi riconosciuta una funzione neurotrasmettitoriale: ricordiamo fra essi il polipeptide vasoattivo intestinale (VIP), la colecistochinina, la sostanza P, la neurotensina, le enkefaline, il fattore di liberazione della tireotropina (TRH), la somatostatina, la betaendorfina, la vasopressina, l\\'ecossitocina, l'angiotensina II, la carnosina, la bombesina e la galanina. Tra questi i pi\\'f9 noti sono la sostanza P e le enkefaline. La sostanza P \\'e8 presente nei fini assoni non mielinizzati destinati a convogliare gli stimoli dolorifici, nelle corna dorsali del midollo spinale, nei neuroni della via caudato-nigrica. Le enkefaline sono sostanze che hanno effetto simile a quello della morfina. La loro distribuzione \\'e8 uguale a quella per i recettori degli oppiacei. A differenza delle enkefaline, le endorfine hanno una distribuzione diversa da quella dei recettori oppiacei; la beta-endorfina \\'e8 presente soprattutto a livello dell'ipofisi anteriore, ma il ruolo preciso di questa sostanza non \\'e8 stato ancora determinato.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",
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Il fuso, infatti, \\'e8 sensibile alle deformazioni meccaniche (meccanorecettore): lo stimolo adeguato pu\\'f2 essere rappresentato sia dall'allungamento dell'intero muscolo, e quindi anche del fuso, sia dalla contrazione delle fibre intrafusali, che ne provoca l'accorciamento. D'altro canto la contrazione del muscolo provoca l'accorciamento del fuso e ne riduce l'eccitabilit\\'e0: ci\\'f2 avviene sia durante la contrazione isotonica sia durante la contrazione isometrica. Vi sono due tipi di fibre intrafusali che caratterizzano due tipi di fuso neuromuscolare: le fibre a sacchetto di nuclei (nuclear bag) e le fibre a catena di nuclei (nuclear chain): le prime sono a loro volta suddivise in fibre a sacchetto di tipo 1, o dinamiche, e fibre a sacchetto di tipo 2, o statiche. Esse sono innervate rispettivamente da motoneuroni gamma dinamici e da motoneuroni gamma statici. Tutte le terminazioni efferenti sono di tipo colinergico. Le terminazioni sensitive (afferenti) sono di due tipi: un gruppo di fibre IA mielinizzate forma le terminazioni sensitive primarie, avvolte attorno a ciascuna fibra intrafusale in regione equatoriale; pi\\'f9 di un gruppo di fibre Il forma le terminazioni sensitive secondarie pi\\'f9 sottili; queste ultime sono poste a lato della regione equatoriale, spesso sulle fibre a catena di nuclei, meno spesso sulle fibre a sacchetto di tipo statico e raramente sulle fibre a sacchetto di tipo dinamico. Altri recettori muscolo-tendinei sono gli organi tendinei del Golgi assemblati in serie con le fibre muscolari: essi sono sensibili indicatori della forza contrattile. Ogni recettore tendineo misura e registra la forza contrattile esercitata dall'insieme di un certo numero di UM: le terminazioni sensitive afferenti appartengono alle fibre del gruppo IB. In condizioni di normalit\\'e0 i recettori del Golgi scaricano solamente quando il muscolo a cui appartengono si contrae; essi sono, invece, relativamente poco sensibili all'allungamento passivo del muscolo in condizioni fisiologiche. Sia le terminazioni primarie sia quelle secondarie vanno a raggiungere, con l'interruzione di una o pi\\'f9 sinapsi, i motoneuroni alfa che innervano il muscolo da cui provengono. Quando tutti e due i tipi di terminazione sono eccitati, i loro effetti sinaptici si rinforzano ma, generalmente, l'afferenza segmentaria principale \\'e8 costituita dalle fibre del gruppo IA, che formano sinapsi eccitatorie dirette con i motoneuroni alfa del muscolo da cui provengono. Esse entrano anche in connessioni eccitatorie con i motoneuroni che innervano i muscoli sinergici, ma l'eccitamento \\'e8 pi\\'f9 disperso e pi\\'f9 debole rispetto a quello che si esercita sui motoneuroni alfa omonimi. Vi sono anche connessioni di tipo inibitorio con i motoneuroni che controllano i muscoli antagonisti (cosiddetta innervazione o inibizione reciproca di Sherrington). Le afferenze provenienti dai recettori tendinei del Golgi hanno significato opposto a quelle provenienti dai fusi neuromuscolari. Queste afferenze, infatti, tendono a inibire i motoneuroni omonimi e a eccitare quelli dei muscoli antagonisti. Sia gli effetti eccitatori sia quelli inibitori delle afferenze del gruppo IB si esplicano con l'interposizione di due sinapsi. Sebbene questi siano i processi essenziali di attivazione che si verificano a livello del midollo spinale, va sottolineato che essi sono sotto un fondamentale controllo da parte di impulsi discendenti corticali e reticolari che non soltanto hanno effetti eccitatori o inibitori, ma possono anche esercitare modificazioni pi\\'f9 profonde. La combinazione di eccitamento dei muscoli omonimi, eccitamento dei sinergisti e inibizione degli antagonisti, mediata dalle afferenze delle fibre IA, viene a integrare il riflesso miotatico (o di stiramento) mentre gli effetti delle afferenze delle fibre IB determinano il riflesso miotatico reciproco. L'azione delle afferenze delle fibre del gruppo II \\'e8, invece, pi\\'f9 controversa; certamente esse intervengono nelle risposte mediante pi\\'f9 sinapsi e sono in rapporto ad allungamenti relativamente meno bruschi dei muscoli. La cellula di Renshaw \\'e8 un interneurone inibitore che riceve l'eccitazione da un collaterale ricorrente dell'assone del motoneurone alfa: a sua volta la cellula di Renshaw inibisce il motoneurone omonimo, cio\\'e8 quello da cui viene eccitato. Il neurotrasmettitore che eccita la cellula di Renshaw \\'e8 l'acetilcolina, mentre quello che inibisce il motoneurone \\'e8 la glicina. E interessante che la cellula di Renshaw forma sinapsi inibitorie oltre che col motoneurone omonimo, anche con un interneurone inibitore che inibisce il motoneurone del muscolo antagonista: l'effetto sar\\'e0 una disinibizione del motoneurone del muscolo antagonista. La cellula di Renshaw riceve anche afferenze eccitatorie e inibitorie dai centri regolatori sopraspinali e svolge quindi un ruolo regolatore importante nel processo di modulazione preparatoria. I riflessi fino a ora considerati originano da recettori posti entro le masse muscolari o i tendini e vengono anche detti riflessi intrinseci. I riflessi estrinseci sono invece a partenza da recettori posti sui tegumenti e sono di tipo polisinaptico, cio\\'e8 si compiono attraverso altre sinapsi a livelli di vari segmenti spinali. Un esempio \\'e8 costituito dal riflesso di flessione in rapporto a stimoli nocicettivi. Questo riflesso richiede la contrazione simultanea di numerosi muscoli e il rilasciamento dei muscoli antagonisti e quindi una sequenza di attivazioni ordinate di numerosi interneuroni midollari e delle brevi vie associative fra i diversi livelli del midollo spinale. A volte la risposta flessoria da un lato si associa all'estensione dell'arto controlaterale (riflesso estensore crociato) o a risposte pi\\'f9 complesse che costituiscono probabilmente sequenze di programmi pi\\'f9 coordinati come la deambulazione. Altri esempi di riflessi polisinaptici complessi sono quelli che si realizzano con la partecipazione del sistema nervoso vegetativo, come per la minzione, la defecazione e i riflessi propri della attivit\\'e0 sessuale. Attraverso i processi di modulazione prima ricordati, la reattivit\\'e0 del midollo spinale viene largamente modificata dalle proiezioni dei centri soprasegmentari e i meccanismi motori spinali sono subordinati ai programmi motori controllati dal telencefalo e dal cervelletto. Le afferenze soprasegmentarie intervengono anche a regolare il controllo della postura e a permettere l'espressione di attivit\\'e0 motorie ritmiche, quali sono quelle in gioco nella locomozione. Si pu\\'f2 quindi concludere che ogni attivit\\'e0 motoria \\'e8 sottoposta al controllo da parte di centri di moto collegati tra loro da alcune vie che permettono l'esecuzione armonica (melodia cinetica) di un movimento e che caratterizzano il sistema motorio in un complesso di formazioni che agiscono su un vasto territorio nervoso.\\plain\\f2\\fs20 \r\n\\par }",